Una relazione di attaccamento si può definire dalla
presenza di tre caratteristiche: la ricerca di vicinanza ad una figura
preferita, l’effetto “base sicura” e la protesta per la separazione.
Un bambino con un attaccamento sicuro immagazzinerà un modello
operativo interno di una persona che si prende cura di lui, sensibile,
affettuosa e di un sé che è meritevole di amore e di attenzione, e
porterà questi assunti ad influire su tutte le altre relazioni
riuscendo a muoversi con disinvoltura e realismo. Al contrario, un
bambino dall’attaccamento insicuro può vedere il mondo come un posto
pericoloso in cui le altre persone devono essere trattate con grande
precauzione e si considererà come incapace e non meritevole di amore.
L’attaccamento
insicuro definito da un’immagine negativa e svalutata di
sé, sfiducia negli altri ed aspettative negative nei confronti
delle interazioni, ritenute a priori insoddisfacenti. Questo tipo di
mappa, riduce la libertà di movimento, in quanto è carica di
pregiudizi negativi, spesso non realistici, che come un pesante
fardello la persona si porta dietro dalla sua infanzia.
L’attaccamento insicuro si articola in tre diverse configurazioni,
ognuna delle quali ha caratteristiche proprie e nella realtà, dà
risposte diverse.
1) Il soggetto
insicuro evitante è caratterizzato da distanza affettiva
dalla figura d’attaccamento, negazione dei bisogni d’affetto e cura,
congelamento delle emozioni. Il messaggio implicito inviato al
bambino è: “Non mi disturbare, non chiedere aiuto, aggiustati da
solo”, cui corrisponde la negazione dei bisogni di vicinanza e di
attaccamento.
2) Il soggetto
insicuro ansioso-ambivalente in cui viene disconosciuto
il bisogno di autonomia. La modalità di accadimento dell’adulto è
iperprotettiva ed al bambino viene inviato un messaggio
invischiante: “Non ti allontanare perché il mondo è pericoloso e
perché io (genitore) non potrei sopportare il distacco da te”.
3) Il soggetto
insicuro disorganizzato che rappresenta l’estremo più
disfunzionale, è caratterizzato dall’assoluta imprevedibilità ed
incoerenza dei messaggi inviati da un adulto molto disturbato, in
seguito a gravi sofferenze pregresse, (lutti, abusi, abbandoni). Per
un bambino vivere una relazione di attaccamento incostante e
disorientante può determinare conseguenze drammatiche, come carenza
d’integrità del sé e diffusione dell’identita
Il ruolo del care
giver
Il modo in cui il care giver accudisce il bambino è fortemente
influenzato da quella che è stata la sua esperienza da bambino. Ci
sono i Modelli Operativi Intergenerazionali (MOI) che vengono
trasmessi da genitore a figlio. Rimane comunque aperta la
possibilità di riuscire a modificarli, se non del tutto, almeno in
parte attraverso uno sforzo evolutivo personale. Molti dicono che
non vogliono fare gli errori commessi dai propri genitori con loro:
includere il lavoro sull'attaccamento oltre a perseguire l'obiettivo
di un miglior benessere mira a modificare i modelli interiorizzati.
Base sicura,
Dipendenza ed esplorazione
Una buona dipendenza conduce a una buona indipendenza e a una sana
tendenza all'esplorazione. Una base sicura alla quale fare ritorno
se durante l'esplorazione si presenta una minaccia. Ma come reagisce
il care giver di fronte all'emergere della naturale tendenza
all'esplorazione? Fornire la sicurezza di una base sicura ha come
conseguenza un allontanamento del bambino. L'ansia del genitore,
genitore ansioso e ansia da separazione spingono verso la messa in
atto di strategie protettive che limitano l'esplorazione del
bambino. Come si fa per non farlo allontanare? Quanto il care giver
considera la distanza di sicurezza? Di quanto si può allontanare
prima che l'adulto entri in allarme ed intervenga? Le strategie di
controllo sull'esplorazione del bambino, che ritroviamo spesso in
età adulta quando un figlio magari si allontana da casa, possono
essere attive esplicite oppure manipolatorie. Tra quelle attive ci
sono i "NO" chiari scevri da tentativi subdoli di interferire con
l'affettività, l'autostima e la paura. "Non voglio che vai di là,
per questo chiudo la porta". Le strategie manipolatorie principali
sono la Colpevolizzazione ("se ti allontani sto male, se sto male è
colpa tua"), la Inferiorizzazione ("sei piccolo, fragile, non puoi
allontanarti") l'Imprevedibilità ("se vai di là non è sicuro
che quando torni mi trovi, se ti allontani me ne vado, non ti
aspetto"). In ultimo, ma sicuramente non meno importante, c'è lo
spaventare ("di la c'è qualcuno che ti porta via, ti uccide, ti fa
del male").
Le aspettative
inconsce nell'attaccamento.
Il passato viene “ricordato come una serie di aspettative inconsce”.
Queste aspettative sono tanto più potenti e in grado di influenzare
poiché i ricordi che le hanno costituite non sono disponibili per
un riesame o una riflessione. Un bambino impara a prevedere quali
vocalizzazioni, espressioni o azioni saranno bene accolte o
respinte, acquisendo quindi una “conoscenza relazionale implicita”,
cioè “come fare le cose con gli altri” . Tale “conoscenza” si
riflette in sequenze di azioni fisiche dense di vissuti e di
significati inconsci. Quando alcune azioni si rivelano costantemente
incapaci di produrre l’esito desiderato, queste vengono abbandonate
o modificate. Se non c’è nessuno ad accoglierci, smettiamo di
protenderci, sia in senso letterale che metaforico. Se le nostre
figure di attaccamento ci hanno ridicolizzato nei nostri momenti di
vulnerabilità, smetteremo di cercare la vicinanza al momento del
bisogno. Se la stazione eretta a testa alta ha causato un’attenzione
indesiderata, abuso, o vergogna, ci afflosceremo e chineremo il
capo. Tali abitudini fisiche influenzano profondamente la nostra
autopercezione e la nostra identità; una postura afflosciata
trasmette a se stessi e agli altri aspettative implicite, inviando
messaggi di scarsa autostima e contribuendo a sensazioni di
vergogna, impotenza e paura legate al passato, o inducendole.
Le ferite d'attaccamento. Nel
trattamento del trauma si lavora sulle tendenze trauma-correlate
derivanti da esperienze sopraffacenti che non possono essere
integrate e che di solito elicitano le difese di sopravvivenza. Le
tendenze disadattive correlate all'attaccamento, derivanti dalle
esperienze con le figure di accudimento nella prima infanzia,
provocano disagio emotivo ma non sopraffanno il paziente. Le
tendenze disadattive relative all'attaccamento e quelle
trauma-correlate sono comunque esperienze interconnesse
Attaccamento traumatico. La figura
di accudimento rappresenta, in condizioni normali, una funzione di
protezione da quelle che sono le minacce provenienti
dall'ambiente. Le ferite dell'attaccamento sono connesse a
disfunzioni del ruolo della figura di accudimento. Il trauma
dell'attaccamento si ha quando la stessa figura di accudimento
diventa una minaccia per il bambino/a. Il tutto si traduce in un "ho
bisogno della tua protezione ma mi spaventi, mi aggredisci, abusi
di me". Colui che deve proteggere diventa l'aggressore da cui
ci si vorrebbe sentire protetti.
Attaccamento e corpo. La forma, la
struttura e il movimento del corpo sono influenzati da convinzioni
limitanti e pervasive sviluppate in età evolutiva e, pertanto, il
lavoro sull'organizzazione somatica può contribuire a portare tali
convinzioni a livello e a modificarle.