E' importante riconoscere le reazioni patologiche da lutto
distinguendole dai processi fisiologici.
La morte di un congiunto o di una persona cara è
un’esperienza inevitabile nella vita di tutti e frequentemente
costituisce un evento drammatico, che sospende il divenire vitale e
compromette significativamente il benessere psico-fisico e sociale. Il
lutto, per quanto doloroso, è considerato una risposta fisiologica,
istintiva e solitamente non patologica, anche quando altera
l’equilibrio emotivo di chi lo subisce. Le reazioni da lutto,
soprattutto nella fase acuta, possono infatti essere accompagnate da
sentimenti di profonda tristezza e nostalgia, di perdita
irrimediabile, dall’emergere in modo automatico e incoercibile di
ricordi e immagini della persona scomparsa e da un ripiegamento nella
propria interiorità e nel proprio dolore: il periodo del lutto di
regola pone a margine le abituali attività della vita e altera la
sincronia con essa. Insonnia, disappetenza, difficoltà di
concentrazione e senso di stanchezza compromettono l’efficienza fisica
della persona in lutto, accentuando il suo ritiro dalla vita.
L’intensità di questi sintomi è tanto maggiore quanto più
importante e particolare era il legame affettivo con il defunto ed è
condizionata da numerose altre variabili, quali le modalità del
decesso, le implicazioni socio-economiche, le caratteristiche
personologiche del soggetto, il supporto familiare e sociale
dell’individuo. Solitamente, queste manifestazioni evolvono con il
trascorrere del tempo, riducendosi in intensità e pervasività,
parallelamente alla progressiva riorganizzazione emotiva e cognitiva
dell’individuo, volta alla consapevolezza che la persona amata non
tornerà più e all’accettazione di questo tipo di eventi
Lutto complicato: la mancata risoluzione spontanea delle
manifestazioni psicologiche associate al lutto.
Tre forme
atipiche di lutto: 1. il lutto cronico, caratterizzato da una
maggiore intensità e durata dei sintomi tipici del lutto normale;
2. il lutto inibito, caratterizzato dall’apparente mancanza di
reazione alla perdita; 3. il lutto ritardato, caratterizzato dal
fatto che la reazione di cordoglio compariva, in forma tipica o in
forma di lutto cronico, dopo un periodo di lutto inibito.
l'Inventory Complicated
Grief (ICG) versione italiana è uno strumento molto utile per
identificare il Lutto Complicato. Per ogni item il punteggio va su
una scala da 0 (assente) a 4 (massimo). La soglia sopra la quale
la somma dei punteggi indica una potenziale diagnosi è 30.
1. Penso a questa persona
così tanto che è difficile per me fare le cose che normalmente
faccio...
2. I ricordi della
persona deceduta mi turbano...
3. Sento di non poter
accettare la morte di quella persona...
4. Ho molta nostalgia
della persona morta...
5. Mi sento attratto dai
luoghi e dalle cose associate alla persona morta...
6. Non posso evitare di
essere arrabbiato per la sua morte...
7. Non riesco a credere a
quanto è accaduto...
8. Mi sento intontito o
stordito su quanto è accaduto...
9. Da quando lui/lei è
morto/a è difficile per me fidarmi delle persone...
10. Da quando lui/lei è
morto/a sento di aver perso la capacità di prendermi cura degli
altri o mi sento distante dalle persone a me care...
11. Avverto un
dolore nella stessa zona del corpo o manifesto alcuni dei
sintomi della persona morta...
12. Faccio di tutto per
scacciare i ricordi della persona morta...
13. Sento che la vita è
vuota senza la persona che è morta...
14. Sento la voce della
persona morta parlarmi...
15. Vedo la persona morta
in piedi davanti a me...
16. Provo che sia
ingiusto che io viva quando questa persona è morta...
17. Provo amarezza nei
confronti della morte questa persona...
18. Provo invidia nei
confronti di coloro che non hanno perso qualcuno vicino...
19. Mi sento solo la
maggior parte del tempo da quando lui/lei è morto/a...
Lutto complicato e depressione
La
depressione maggiore, sebbene sia ancora oggi distinta dal lutto
complicato, risulta la comorbilità più frequente. Anche il
DSM-5 distingue i vissuti del lutto da quelli della depressione
maggiore, sottolineando prima di tutto il fatto che la disforia
legata al lutto di solito diminuisce di intensità nel giro di
giorni o settimane e si verifica a ondate. Inoltre, mentre i
sentimenti di colpa che caratterizzano la depressione sono
generalizzati, nel lutto sono specificamente centrati sulla
persona cara. Si osserva, infatti, una preoccupazione relativa a
pensieri e ricordi del defunto piuttosto che le ruminazioni
autocritiche osservate nella depressione, tendendo così a
preservare l’autostima. Nel lutto complicato, inoltre, la
presenza di ideazione suicidaria è sostenuta dalla nostalgia
per la persona perduta e dal desiderio di ricongiungersi a essa,
mentre nella depressione da una disperazione pervasiva. Nel
lutto complicato, e non nella depressione, sono frequenti
pensieri ossessivi, intrusivi, relativi alla persona morta e
sforzi per evitare di pensare alla perdita: la convinzione
principale è che tutto tornerebbe immediatamente a posto se il
defunto ricomparisse. Ma l’aspetto clinico fondamentale che
consente la diagnosi differenziale è l’assenza di rallentamento
e inibizione psicomotoria nel lutto rispetto alla depressione
con caratteristiche melanconiche, e anche la minore
compromissione per quanto riguarda le funzioni cognitive basiche
(capacità di concentrazione, attenzione, performance) della
persona in lutto complicato rispetto a un vero depresso.
Lutto traumatico
Il
termine “lutto traumatico” unisce in sé due concetti, quello del
lutto e quello della morte traumatica. In particolare descrive
il dolore per la perdita di una persona cara per cause
improvvise, inaspettate e violente. Questi eventi sono incidenti
stradali o sul lavoro, suicidio, omicidio e catastrofe naturale.
Un lutto traumatico sconvolge profondamente le certezze
fondamentali della persona colpita, intaccando spesso il suo
senso di sicurezza e di fiducia nel futuro. In seguito ad un
lutto il mondo può apparire imprevedibile e minaccioso. La vita
senza la persona cara può diventare difficile da affrontare.
Così ci si può sentire in trappola e profondamente soli nel
proprio dolore. Le morti improvvise possono colpire i bambini, i
giovani e gli adulti sani di mezz’età. Questo significa che la
vita delle persone che ne sono coinvolte si stravolge per il
lutto della perdita di qualcuno a loro molto caro, come un
compagno, un genitore, un figlio o un fratello.
Se
prima della morte c’è una malattia, si può dire che in un certo
modo questa aiuta ad organizzarsi mentalmente, c’è tempo per
adattarsi allo stress. Ma se la morte è improvvisa, c’è uno
shock, non hai capacità di adattarti allo stress. Ed ecco allora
che può affacciarsi, a prolungare e complicare il dolore, il
disturbo post-traumatico da stress. Con i suoi flashback
improvvisi, il pensiero ossessivo, il rivivere il fatto come se
ri-accadesse in quel momento. Non conta solo la perdita, ma
anche la modalità in cui avviene.
Fattori
di rischio legati alla morte: Morte improvvisa Morte violenta
(incidente, omicidio, suicidio) Morte di un figlio/a Morte
evitabile Morte a seguito di malattia prolungata.
Fattori
di rischio legati al rapporto con il defunto: Rapporto segnato
da rabbia e sensi di colpa Rapporto di dipendenza Ambivalenza.
Fattori
di rischio legati al paziente e al suo ambiente: Traumi psichici
pregressi Altre perdite irrisolte Problemi di salute mentale
Assenza di figure o azioni di supporto sociale